L’inutilità dell’iper-visibilità. Perché avere tanti follower non ti servirà a nulla

Sembra che l’unica cosa che conti online sia apparire. In molti si affannano per cercare di ottenere quanta più visibilità possibile e salire nella classifica degli “influenti” in qualche particolare nicchia, per accaparrarsi un briciolo di notorietà.

Ma tutta questa popolarità serve davvero a qualche cosa?

Tutto dipende dallo scopo che si sta perseguendo.

Se stai cercando di accarezzare il proprio ego e nutrire la tua vanità, allora questa brama è sicuramente comprensibile. Deleteria, corrosiva, ma comprensibile.

Se, invece, persegui obiettivi professionali o di business, cercare alla cieca di rimpolpare le schiere della tua audience è una pratica di per sé inutile, oltreché dannosa.

In un post e qualche tempo fa, l’amico Riccardo Scandellari (Skande), ha posto l’accento su una riflessione interessante: non servono milioni di follower, ne bastano 1.000, ma altamente coinvolti e motivati.

Ma il problema non è esclusivamente numerico.

È necessario costruire autorevolezza di lungo periodo e affermare la tua personalità

In effetti, inseguire ossessivamente le cosiddette Vanity Metrics (like, commenti, condivisioni et similia) non è un’attività proficua. Ci si barcamena tra meri numeri senza avere la più pallida idea di cosa farsene.

L’ansia da engagement coinvolge un notevole numero di Social Media Managers e un numero assai maggiore di professionisti e imprenditori che per un like sarebbero disposti alle peggiori nefandezze.

Ma la verità è una ed è molto semplice da spiegare: è necessario costruire un’autorevolezza di lungo periodo.

Non serve a nulla cercare di aggirare gli ostacoli o tentare di scalare l’Everest in pantaloncini e infradito. Per riusicre a crescere nel Web, serve costanza e serietà professionale. Inoltre, quello di cui avrai bisogno è definire il tuo posizionamento attraverso una strategia accompagnata da tattiche di approccio al mercato ben precise.

Solo attraverso una voce autorevole potrai davvero ritagliarti una nicchia all’interno della variegata e multiforme audience della Rete. Non c’è alcuna scorciatoia che ti potrà regalare una posizione resistente nel tempo. Ogni traguardo raggiunto con sotterfugi ed escamotage è effimero e assolutamente aleatorio. Non puoi sperare di piacere a tutti, ma puoi trovare il tuo pubblico e comunicare alla grande con loro.

Ognuno ha la sua voce e il suo modo di argomentare le proprie idee, il proprio registro linguistico, il suo lessico caratteristico. Cercare di uniformarsi agli altri e imitare lo stile di questo o di quel personaggio ha poco senso. Essere se stessi è l’unica cosa che può dare la certezza di distinguersi dagli altri. Cercare spasmodicamente l’approvazione degli altri può portare soltanto verso l’annientamento della propria personalità.

Io, ad esempio, negli ultimi mesi ho iniziato ad avere un approccio più formale alla scrittura, perché non mi va di adeguarmi agli squallidi dettami di chi dice che per avere successo sul Web devi utilizzare un linguaggio semplice e diretto. Questo approccio a me non piace e – a costo di essere letto da meno persone – preferisco rimanere fedele a me stesso e scrivere come mi viene. D’altra parte, l’audience alla quale io ambisco e alla quale mi rivolgo è formata da persone qualificate, con una buona formazione e da professionisti del settore, che sono alla ricerca di qualcuno che sappia comunicare e che sappia farlo nel modo più consono.

La cosa importante non è avere tanti lettori o tanti follower. A volte ne bastano pochi, ma che siano estremamente interessati ai contenuti che vengono pubblicati. Come suggerisce anche il buon Rudy Bandiera:

Non è facendo grandi numeri che diventi popolare e inizi ad avere clienti, ma è arrivando con i contenuti giusti alle persone giuste.

Dobbiamo soprattutto capire quando ci troviamo davanti ad una botta di culo e quando invece il nostro lavoro sta dando i suoi frutti.

Da qui: https://www.rudybandiera.com/popolarita-social-medium-linkedin-1016.html

Questo significa che 10 lettori azzeccati, sono meglio di 1.000 lettori distratti. Perciò è sempre bene creare contenuti originali e coinvolgenti e su argomenti sui quali sei ferrato, che conosci davvero. Essere ruffiano e scrivere soltanto se qualche argomento è in cima ai trend di Google è davvero frustrante oltre che poco accattivante per il tuo pubblico.

Non elemosinare l’approvazione altrui

Cercare argomenti di tendenza sui quali scrivere e concentrarsi soltanto su quelli è una pratica che molti perseguono e suggeriscono, ma che secondo me non dà il giusto valore a quello che scrivi e a chi dovrà fruirlo.

La ricerca di approvazione a tutti i costi è una grossa espressione di insicurezza e non serve ai tuoi scopi. Soprattutto, non ti serve a conquistare quella quota di autorevolezza di cui si parlava più sopra e che è la vera meta alla quale dovresti ambire. Come ha argomentato Riccardo Scandellari:

La fiducia non viaggia con la stessa la velocità con cui puoi prenotare un hotel su Booking. L’autorevolezza passa attraverso il ricordo di te e le percezioni di professionalità che assorbirà chi presterà attenzione ai tuoi contenuti. Il ricordo e le percezioni hanno bisogno di tempo per sedimentare nel pubblico che vorrai ottenere

Da qui: https://www.skande.com/approvazione-201910.html

Non esiste nessuna correlazione diretta tra la produzione di un contenuto e l’ottenimento di un risultato concreto in termini di business (clienti, contratti, fatturato ecc.). Bisogna lavorare sodo sul proprio posizionamento, sulla propria professionalità e autorevolezza per riuscire a ottenere dei risultati apprezzabili.

Il nemico numero uno per chiunque è la necessità di ricevere una gratificazione. I risultati saranno sempre differiti rispetto agli sforzi profusi e questo vale a qualsiasi livello. Quindi non è l’approvazione degli altri che deve guidare le tue scelte, ma la consapevolezza di avere dato il massimo e di avere raggiunto i tuoi obiettivi.

Nessuno nega che gli apprezzamenti facciano piacere. Non sto dicendo questo. Quello che affermo è che non dovrebbero essere un obiettivo. Anche Skande è dello stesso avviso, infatti sostiene che:

[…] ho iniziato da qualche anno a vederli come un pericolo più che un’opportunità. La ricerca di questi [i complimenti, ndr] deve andare di pari passo con l’obiettivo che ti sei posto. Vuoi farti conoscere e valutare come un buon professionista e poi tremi ogni volta che pubblichi un post che a tuo avviso potrebbe non essere interessante e quindi non fare il rumore che ti appaga tanto. Esci dal loop, il male peggiore non è questo.

Non si può pubblicare soltanto quello che si pensa possa portare tanti like o tante visite al sito. L’engagement è un indicatore falso e ipocrita, che non ti porta risultati reali.

La cosa importante è avere ben presente l’audience alla quale si sta parlando e cercare di comunicare con loro con sincerità e mostrando la parte migliore di sé, quella che può trasmettere un vero valore aggiunto.

Se il tuo scopo è quello di generare rumore, allora sbraita pure, scalpita e scalcia. Fai sentire alta la tua voce e gettati nella mischia col coltello tra i denti. Ma se, invece, il tuo obiettivo è essere competente, affidabile e professionale, allora la strada da percorrere è diversa. Forse più lunga e impervia, ma certamente più soddisfacente.

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